Hai una prescrizione per esami medici? Attenzione: scade prima di quanto pensi

In molti non sono consapevoli che la prescrizione per esami medici, spesso chiamata impegnativa, non rimane valida a tempo indeterminato. Con la recente riforma a livello nazionale, dal 1° gennaio 2024, la validità della prescrizione per esami diagnostici e visite specialistiche è stata ridotta sensibilmente. Per chi ha necessità di sottoporsi a esami del sangue, accertamenti strumentali, TAC, risonanze, radiografie o altre visite ambulatoriali, è fondamentale essere informati sulle nuove regole per non rischiare di perdere la possibilità di usufruire delle prestazioni prescritte dal proprio medico curante.

Validità attuale dell’impegnativa per esami e visite

La normativa vigente stabilisce che la prescrizione per visite o esami diagnostici (anche detta ricetta dematerializzata o, eccezionalmente, cartacea) resta valida sei mesi dalla data in cui il medico l’ha compilata. Questo intervallo temporale sostituisce la precedente scadenza annuale in molte regioni e uniforma la pratica a livello nazionaleServizio Sanitario Nazionale.

Nell’arco dei 180 giorni dalla prescrizione, il cittadino deve prenotare la prestazione presso la struttura prescelta, pubblica o privata accreditata. Al momento della prenotazione viene assegnata una data per la visita o l’esame; una volta prenotato, l’impegnativa resta valida anche se la data effettiva della prestazione dovesse superare i sei mesi inizialmente previsti, purché la prenotazione sia stata effettuata entro il termine di validità della prescrizione.

Questo dettaglio risulta significativo, soprattutto per quelle specialità che spesso presentano liste d’attesa lunghe: l’importante è fissare il proprio appuntamento entro i sei mesi dalla compilazione del medico, non necessariamente effettuare l’esame entro tale termine.

Cosa succede se la prescrizione scade?

Se la prescrizione supera il termine dei sei mesi senza che sia stata effettuata la prenotazione, non sarà più possibile usarla:

  • Non è più valida per la prenotazione di nuove prestazioni.
  • Non consente l’accesso agli esami o visite per i quali era stata originariamente prescritta.
  • Occorre richiedere al proprio medico una nuova impegnativa, eventualmente sottoponendosi a nuovo consulto.

Per questo motivo, è altamente sconsigliato dimenticare l’impegnativa “nel cassetto”. Chi si trova nella situazione di una prescrizione scaduta dovrà spesso effettuare una nuova visita, con possibili ritardi nelle cure e rischi aggiuntivi a seconda delle patologie.

Va inoltre sottolineato che eventuali differenze regionali sono ormai ridotte dopo l’entrata in vigore della riforma nazionale, ma è sempre consigliabile informarsi presso la propria ASL o medico di base per evitare sorprese.

Altre tipologie di prescrizioni: farmaci e casi speciali

Mentre le prescrizioni per esami e visite hanno validità di 180 giorni, la ricetta medica per farmaci (coperti dal Servizio Sanitario Nazionale) ha una durata di 30 giorni, sempre calcolati dalla data di compilazione. Alcune eccezioni esistono per particolari categorie di farmaci (come gli antibiotici), in cui la validità può essere persino inferiore e viene indicata chiaramente dal medico prescrittore.

Per farmaci non coperti dal SSN o per alcune tipologie di terapie prolungate, si possono usare le cosiddette ricette ripetibili, con scadenza tipicamente fissata in 10 giorni dalla compilazione (per farmaci di marca o fuori prontuario), oppure 6 mesi (o fino a 10 acquisti, se espressamente indicato dal medico). Anche in questo caso, una volta scaduta la prescrizione è necessario farsi rilasciare un nuovo documento dal proprio medico di fiducia.

Alcuni esami particolari, come quelli non inseriti nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), possono prevedere iter specifici. In queste circostanze, la validità della prescrizione può variare e dev’essere confermata caso per caso presso il medico o la struttura coinvolta.

Consigli pratici per non rischiare di perdere la prescrizione

Considerando la scadenza relativamente breve delle impegnative rispetto al passato, è cruciale adottare alcune buone abitudini:

  • Appuntare la data di rilascio della prescrizione appena ricevuta.
  • Effettuare la prenotazione dell’esame o della visita richiesti il prima possibile, anche per le prestazioni con lunga attesa.
  • Verificare con attenzione la tipologia di prescrizione: in caso di dubbi, chiedere chiarimenti al medico sulla scadenza, soprattutto per prescrizioni a fini diagnostici rispetto a quelle farmaceutiche.
  • Conservare una copia (cartacea o digitale) della prescrizione, che potrà essere utile in caso di smarrimento o problemi amministrativi.
  • In caso di scadenza imminente e impossibilità di prenotare, rivolgersi tempestivamente al proprio medico per il rinnovo della prescrizione. In alcuni casi, se la prestazione è urgente, si può valutare con il medico l’apposizione del contrassegno di priorità (esempio: U per urgenza).
  • Controllare sempre eventuali aggiornamenti regionali o variazioni temporanee, poiché alcune regioni possono adottare provvedimenti ad hoc in situazioni particolari.

Essere informati e proattivi permette di ottimizzare i tempi e garantire l’accesso alle cure prescritte senza inutili ritardi.

Infine, per chi utilizza spesso i servizi del Sistema Sanitario Nazionale, familiarizzare con le nuove tempistiche e scadenze rappresenta un passo essenziale verso una gestione consapevole e responsabile della propria salute.

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